Sentimental boys
- Leo Ragno
- 24 ott 2024
- Tempo di lettura: 3 min
But I remember…You told him stories… You read poems… Theocritus and Strato’s poems,if I am correct…You told him: “Bellissimo, perfetto, bellissimo ragazzo…Don’t move, don’t breathe!”I had the idea of the flower between his lips…“Brilliant idea!” you said…It was spring in Taormina…Everything was blossoming, trees and… boys…
Questo testo, proprio, non si riusciva a scrivere.
Si sapeva di doverlo scrivere al Tempo Imperfetto, il più adeguato a tradire le categorie fluttuanti dell’enigma.
Prima, il lutto di una Stella, poi il messaggio di un suicida, poi, ancora, gli occhi miei che se ne andavano a cercare l’orizzonte di un presbite qualsiasi… come accadeva a tutti, dopo i quarant’anni… il graffio del gatto, la visita di un amico lontano, le bestemmie di un muratore… questo testo, proprio, non si voleva scrivere.
Non si voleva scrivere per melancolia, per inettitudine, per languore, per dolore, per abbandono, per la cosiddetta paralisi emotiva.
Così, anche io mi sentivo come uno di quei ragazzi tanto amati dalla nostra letteratura del Novecento, solitari, eccentrici, inetti, sensuali ma egualmente scossi, perdigiorno, picareschi, avventurieri intorno ad una stanza.
Reclinavo il capo, guardando, fuori dal vetro, la condensa rarefarsi in una lacrima lunghissima, non riuscivo ad essere una vera donna milanese, una milanese di cinquantadue anni con tutti gli attributi cubici, necessari a dare l’impressione dell’efficacia e dell’assertività.
Questo testo, proprio, non si riusciva a scrivere.
Non si riusciva a vergarne nemmeno l’incipit, per le molte distrazioni e per l’esoso sentimentalismo in cui sarebbe stato quasi necessario sprofondarsi per farlo.
Il dandysmo ed il mal de vivre, uniti al solipsismo auto-terapeutico ed al trasporto, mi facevano tornare al ragazzo adolescente che fui e che, identicamente, non fui mai.
Simbolicamente predati dal progresso trasformativo di una dinamica fisiologica e morale, sociologica, incombente come la mano superiore, i “Ragazzi Sentimentali” subivano la metamorfosi ineluttabile che, emancipando dalle miserie dell’infanzia, conduceva alle ben più invariabili, ma decisamente meno atroci, grettezze dell’adulto partecipante sociale.
Si perdeva, in questa liberazione da crisalide liminale, l’intrinseca lirica sfuggente che è radicale nella qualità transiente dell’età breve.
Molto Proppianamente il luogo di tale mutazione era un non-luogo demi-mitologico, un tropo iniziatico fatto di indici segnici, sfumature suggestive e metafisici sogni, solo immaginabili. Pulsioni diverse ultra-naturali, prima di ogni mandato politico, la distanza di identità ed il dualismo di identificazione, perdendo di vista la biologia antinomica, tra trepidazione, rabbia e ribellione inagita.
Sdraiati all’ombra di un salice, sopra ad un muretto, soli con i propri fantasmi amorosi o accesi dalla prossimità di un desiderio passeggero ed indicibile, i ragazzi sentimentali, interpretavano ogni possibile accezione del loro etimo aggettivante, poiché essere sentimentali era presentarsi quali inclini alle emozioni più delicate, alla malinconia, alla rêverie, ma pure assumere il versante deteriore del temperamento, inaccettabile dalla modernità Raggista e Fordiana, concedersi atteggiamenti languidi… sdolcinati.
Abbandono, dunque, abbandono che è sottrazione al consorzio sociale – non c’è tempo per il sentimentalismo… (che è come dire: bando alle ciance).
Sentimental Boys soli in casa, distesi su un divano, letargici, guardati con tenerezza da chi li abbia forse troppo amati, forse consumati dalla noia, ammalati di disimpegno e pur eccedenti in energie ematiche, stagnanti nel sentimento dell’attesa e della sospensione che ne era qualità quintessenziale.
A volersi sforzare, esiste anche una riflessione di scuola per cui la condizione adolescente sia propria, in modo permanente, all’artista, in una diretta equiparazione tra la transizione dinamica del passaggio all’età adulta e l’incapacità di riconoscere il sé, tipica della complessità dell’indole artistica, per il soggetto che esubera i suoi limiti, vivendosi estraneo al contesto collettivo, mortificazione che si supera talvolta per gesti estremi ed autolesionismo.
Uno Specchio…
Dunque l’artista era un Ragazzo Sentimentale ed un ragazzo sentimentale non era che un Artista…
Come potete vedere l’amore nei miei occhi ed ancora non credermi?Come potete ascoltare le mie parole ed ancora non credermi?E, se non mi credete ancora… potrete mai credermi?E, quando vuoi vivere… come cominci, dove vai, chi devi incontrare?

Restavano quesiti che, nemmeno a cinquantadue anni, trovavano la propria soluzione – nemmeno una soluzione.
da “Saper fingere di saper scrivere”di Lorenza Boisiper SENTIMENTAL BOYS – Châssis27 ottobre 2024
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